PARAFRASANDO QUA E LÀ

Spaccato di varia Umanità, interpretato nel segno del buon senso, della propositiva ironia, del fare "Pro", giammai del fare "Contro".

Alcune circostanze, di per sé casuali, assumono valore indelebile e si connotano nel cosiddetto “bagaglio” che ciascuno, per tutta la sua vita, si porta appresso.

E’ il caso, ad esempio,  della nozione di “Società dei diritti”. Tale assunto, nella sua valenza più alta, si rappresenta quale concreto punto di forza che, in una prospettiva di “Civismo diffuso”, valorizza tout court la Persona e le sue riconosciute prerogative naturali, giuridiche e sociali.

Tale assunto, però, rischia di tradursi in una criticità se contestualmente non accompagnato dalla “consapevolezza civica”, quale sintesi di valori e competenze sociali irrinunciabili per il conseguimento sistematico, appunto, della stessa “Società dei diritti”. Tanto, per evidenziale che passa sotto tono il concetto di “Diritto/Dovere”, di per sé presupposto correlato allo stesso principio di “Società dei diritti”. E’ qui che si innesta l’equivoco di fondo. Cioè: il principio stesso di “Società dei diritti”, per potersi compiere nella sua piena significazione epistemica, etica, culturale, politica e sociale, deve necessariamente trovare dimora, anzi direi “enzimatica dimora”, nella categoria di ragionamento che associa al “Mi spetta di…”, anche il “Ho l’obbligo di…”; il altri termini, il “Mi spetta di…” e “Ho l’obbligo di…”, più semplicemente,  sarebbero responso dell’assunto integrato “Mi spetta “A”, nel senso che “avanzo dagli altri qualcosa” e, in ex tempore, “Mi spetta “B”, nel senso che “debbo agli altri qualcosa”. 

Come si potrà comprendere, non si tratta di un gioco di parole: Ben altro: è, invece, un fondamentale, ovvero un presupposto per l’intero processo di realizzazione della “Società dei diritti”.  Tale ragionamento, se recepito come modello criteriologico, trova riscontro anche nelle più semplici procedure della quotidianità, fino a proiettarsi nei passaggi più complessi che la stessa quotidianità innesca. Tanti sarebbero gli episodi da assumere come esempi significativi, alcuni dei quali, pur apparendo palesemente legittimi nella loro più immediata fenomenologia, ne sono di fatto l’opposto, contraddicendo gli alti ideali da cui la prospettiva della “Società dei diritti” discende. Questo racconto (estrapolato da un fatto realmente accaduto) ne è chiaro esempio: Un tizio, in tardissima serata e, soprattutto in buona fede, confondendo un ridotto imbocco stradale con una vicolo cieco, ferma la sua auto, dalla quale scende perché da lì a pochi minuti si sarebbe dovuto incontrare con un amico. Intanto, dall’imbocco di cui sopra sopraggiunge un’altra auto che, evidentemente, è costretta a fermarsi perché impedita nel passaggio. Il conducente di questa seconda auto, quindi, si appresta a suonare con il clacson, all’impazzata e, quasi immediatamente, scende dall’auto gridando a voce spiegata il suo diritto a passare a fronte di quell’automobilista che gli aveva impedito di passare. Così, impulsivamente telefona alle forse dell’ordine, segnalando tale situazione che un impedimento alla sua libertà di circolazione. L’altro automobilista, sempre in buona fede, avendo sentito il suono del clacson, torna verso la sua auto per spostarla, al fine di permettere il transito dell’altra e con un cenno della mano chiede scusa. Ma, il messaggio è respinto al mittente, con la forte motivazione che l’occlusione del passaggio avesse impedito il diritto alla circolazione di un cittadino, con tutto ciò che ne discende: lesione della libertà, quasi sequestro di persona, vincolo alla libertà personale…insomma, un mare magnum di reati. L’ignaro automobilista, quindi, chiede nuovamente scusa, facendo presente di essersi sbagliato e che, di fatto, non era successo nulla di grave. La reazione dell’altro automobilista è stata ancora più dura: mettendosi a gridare accusa di essere vittime dell’impedimento della sua libertà di movimento, recriminando i suoi diritti di cittadino…

Tale racconto è solo un esempio (seppur estremo, esagerato, sui generis), di equivoco, laddove al concetto di “Diritto” (alias, …mi spetta di…), non è stato associato il concetto speculare di “Dovere” (nella fattispecie, il dovere di non fare baccano in ore serali, di non additare le persone che agiscono in buona fede, di non ricorrere alle forze dell’ordine per simili banalità, evitando di distrarle da impegni ed interventi veramente importanti ed utili alla collettività, e così via.

Ma è, purtroppo, un esempio plausibile!!!