PARAFRASANDO QUA E LÀ

Spaccato di varia Umanità, interpretato nel segno del buon senso, della propositiva ironia, del fare "Pro", giammai del fare "Contro".

Si  fa un gran  parlare di competenze, saperi adeguati ai tempi, tecnocrazie e del fatto che il mondo, ormai, sia nella dimensione dell’ on line! Bene, tutto questo. Vero, tutto questo. Giusto, tutto questo. Ma, prima di tutto questo, è il caso di chiarirsi le idee nel definire che cosa si intenda per competenze, saperi adeguati ai tempi, tecnocrazie e rete. 

E’ necessario, quindi, fare un passaggio propedeutico alla prospettiva dell’oggi, tanto sbandierata ed ostentata, che rischia, altrimenti, di assumere mera valenza di slogan o, ancor peggio, di  vacua propaganda fine a se stessa.

I sistemi  sociali evoluti (quelli che, in gergo, si individuano come  “occidentali”, cosa che evidentemente non va letta in un’accezione di tipo strettamente geografico) fondano le loro prospettive di sviluppo e di mantenimento degli standard di qualità della vita su un sistema di formazione che interessa tutta la popolazione, organizzandosi in un quadro piramidale, a diversi livelli. Tutto questo prende forma in sistemi integrati di formazione ed istruzione gestiti dalle istituzioni. Per tali ragioni non si può prescindere dal fatto che a monte è indispensabile condividere e supportare  i descrittori che, nel loro insieme, costituiscono la sostanza delle competenze, dei  saperi e di che cosa si traduca in rete informatica. Ciò, sul presupposto che l’oggetto intorno a cui ruota il sistema è l’Uomo, ovvero la Persona.

Il solito “Grillo parlante” potrebbe obiettarmi che quanto detto è un’ovvietà, che sia pacifico intenderlo e che…non sarebbe stato nemmeno necessario ribadirlo. Ma, a costui si potrebbe controbattere che, paradossalmente, le “ovvietà” sono spesso disattese! Infatti, il riferimento all’Uomo/Persona implica l’attenzione verso il medesimo e la conseguente necessità di investire su di esso in maniera mirata ed equa, stabilendo prima i traguardi ideali, poi quelli possibili e, soprattutto, il “come” e gli “strumenti” per il loro raggiungimento ed i descrittori di tali traguardi, ovvero il “che cosa intendo per…”.

Ciò non sempre si concretizza. Anzi, sempre meno si puntualizzano gli algoritmi del “come” e del “che cosa”: si viaggia, quasi, in una dimensione di surreale fumosità, laddove non si riesce a comprendere il confine che intercorre tra l’ideale ed il possibile, presupponendo una serie di sovrastrutture funzionali al fine che, di fatto, né esistono, né hanno modo di essere poste in essere, atteso che, in ex tempore, congiuntamente a detti “piani ideali” convivono concreti limiti e paletti di ordine burocratico e fattibilità economica insormontabili…

Insomma, questo nostro mondo del post post industriale  che, almeno in teoria, valorizza l’Uomo e la Persona (e, di riflesso, la formazione dell’Uomo e della Persona), anche  (e, spero…) inconsapevolmente rischia di non contenere in sé i mezzi adeguati per fare ciò? Paradossalmente, la cosiddetta  “società del benessere” si candida a diventare oggetto di malessere esistenziale, di solitudine, di vuoto scheletro del vacuo, di succube della  temperie tecnocratica che essa stessa ha generato?

Soluzione: sarebbe facile dire “non so, non tocca a me, non mi riguarda personalmente”… Ma, tutti abbiamo l’obbligo morale di contribuire per uscire dal tunnel. Come? Forse una via c’è: semplifichiamo e rinunciamo all’espansione incontrollabile della degenerazione tecnocratica che contemporaneamente ha l’assurda ambizione di tutelare tutto e tutti e contestualmente diventa madrigna di tutto e di tutti, che regolamenta  in codici di azzeccagarbugliana memoria immaginando con presunzione e con evidente pochezza di prospettiva di risolvere i problemi che essa stessa ha determinato, magari sanzionano tutto e tutti o codificando anche ciò che codificabile non potrà mai essere… e così via.

Insomma, se ne esce, ci si augura, tornando a porre al centro l’Uomo/Persona, appunto!