PARAFRASANDO QUA E LÀ

Spaccato di varia Umanità, interpretato nel segno del buon senso, della propositiva ironia, del fare "Pro", giammai del fare "Contro".

Gli allarmi sono unanimi: si parla di sesto continente, si rischio reale di impossibilità di smaltimento dei rifiuti, di polveri sottili, di aria irrespirabile e tutto ciò di cui tutti noi, ormai, sappiamo.  Contestualmente si cerca di insegnare a grandi e piccini la “cultura dell’ambiente” e si fanno grandi campagne promozionali.

I mass media sono in testa a tutto ciò e nelle scuole le mille ed una educazioni hanno come riferimento costante l’ambiente, l’ecologia, lo sviluppo sostenibile. Ma, i risultati sono quelli noti: i dati sono preoccupanti ed in prospettiva non si intravedono migliorie. In molte città è letteralmente emergenza rifiuti, per un fenomeno che non è più limitatati a ristrette aree geografiche, mentre discariche e congeneri, in ogni dove, sono ai limiti del tracollo.

Tutto questo è il dato di fatto e, pare, sia autentico e reale. Di contro, gli interventi finora posti in essere a livello nazionale e transazionale, ed anche a livello locale e regionale, pare non abbiano dato i risultati sperati.
E’ certo: qualcosa non va per il verso giusto. Ma, i “qualcosa” sono tanti e di diversa natura. Solo alcuni esempi, piccoli ma significativi, che assumono valenza di metodo. Considerando l’ambito dei rifiuti ordinari, perché non si riduce il mostruoso sistema degli imballaggi, anche di merci non a rischio? Che bisogno c’è di impacchettare con doppi e tripli cartoni e “cellofan” dentifrici, profumi, cavetti PC, telefoni e quant’altro, visto che di per sé si tratta di merci non deperibili e, comunque, a basso rischio di rottura? 

E poi, per detergenti, dentifrici e congeneri, per quale ragione  non si impongono confezioni più grandi e gli erogatori per lo sfuso, evitando così di gettar via  i vuoti? 

Sul versante auto e moto: che ben venga l’antiparticolato sulle marmitte, sempreché si eviti l’assurdo che ogni rigenerazione automatica del filtro produca scorie che vanno a finire sempre “nell’ambiente” e che non si sia costretti, periodicamente, a “lanciare su strada il mezzo, ad almeno 100/120 chilometri orari” per ripulire il filtro, altrimenti intasato, con non rari episodi di necessità di sostituzione dell’olio motore anzitempo…
Ancora per le auto e le moto: ben venga la revisione periodica su freni, luci, struttura del mezzo e quant’altro  garantisca la concreta sicurezza, ma a che cosa serve quell’estenuante misurazione dei fumi della marmitta se per la loro misurazione l’auto deve restare accesa almeno un quarto d’ora/venti minuti pur stando ferma? Quello smog, dove va a finire? Il tutto, mentre si predica la panacea di qual sistema elettronico che spegne l’auto agli stop dei semafori e la fa riaccendere in automatico solo per risparmiare due/tre minuti di “minimi”, non valutando a quale rischio di usura sono sottoposti i “motorini di avviamento” i cui indotti sono fatti dell’ormai prezioso rame!

Poi, c’è tutto il settore della filiera alimentare che, in negativo, fa scuola: acquistare un etto di insaccato significa consumare carta, vaschette di plastica, involucri d’ogni tipo per “impacchettamenti  oltremodo sicuri” che sarebbero ottimali per … andare sulla luna,  senza pensare che giunti a casa, a stretto giro, quella confezione va a  finire  nel secchio  dei rifiuti…Idem per  contenitori di acqua minerale, bibite, gelati e tutto ciò che ci passi per la mente… 

Questi esempi sono tali e limitatissimi. L’elenco potrebbe essere estremamente lungo e corposo, ma l’intento di chi scrive è solo quello di rilevare il fenomeno. In effetti, pare non esserci coerenza tra ciò che si professa (sensibilizzazione, cultura dell’ambiente, promozione di condotte corrette, etc) e ciò che si fa. Sia microscopicamente che microscopicamente, non pare esserci equilibrio tra i veri bisogni e quelli indotti anche ragioni economiche.

Ci si domanda se la soluzione sia solo quella della raccolta differenziata  (con la conseguenza che anche in abitazioni fatte spazi piccoli  ed angusti si sia costretti ad avere tre o quattro raccoglitori di  rifiuti a  seconda delle singole categorie, laddove il distinguo tra le medesime non è sempre netto…) oppure quella della raccolta differenziata fatta in concomitanza con provvedimenti di razionalizzazione di tutto ciò che produce spazzatura oltremodo, senza reale necessità o solo in osservanza di norme che evidentemente sono fuori dal tempo, oppure sono applicate in maniera non sempre corretta?
Il rischio è di prospettiva. L’Ecologia, continuando così, potrebbe assumere una valenza retorica e fine a se stessa, evidentemente suggellata da regole non utili al fine, se non deleterie, del tipo “ predico bene e razzolo male”! 

Ci si chiede, infine, se sia più utile cercare di trovare solo il “modo moderno” di smaltire i rifiuti, o fare questo mentre si opera con l’intento di ridurne drasticamente la produzione?

Per il “come” fare questo, esempi a parte, si rimanda a chi di dovere!