PARAFRASANDO QUA E LÀ

Spaccato di varia Umanità, interpretato nel segno del buon senso, della propositiva ironia, del fare "Pro", giammai del fare "Contro".

Si potrebbe quasi affermare che intorno al concetto di “Tempo libero” si sia costruita una vera e propria sociologia. Infatti, di questa nozione di parla in diversi luoghi ed anche in termini accademici e per molteplici diversi motivi.

Il “Tempo libero”, cioè quella porzione di esistenza di ciascuno nella quale teoricamente non ci sono obblighi da assolvere, si traduce come oggetto di riflessione, fino ad elevarsi a “Luogo mentale”.

La nozione, sulla quale non poche sono state le speculazioni, anche educative, si rappresenta quale simbolo della propria identità, riuscendo talvolta ad assimilare, in sé, i connotati e  le significanze più eterogenee.

Si discetta sul “Tempo libero”, paradossalmente, allorquando ci si rende conto che effettivamente si ha a disposizione uno spazio vacuo e, mentre affannosamente ne invochiamo l’avvento, nello stesso tempo facciamo di tutto per eliminarlo, riempiendolo con dei contenuti e delle azioni che ne cancellano la dimensione fisica.

Sarà che la nostra cultura del vivere (affondando radici profonde  per le quali varrebbe la pena spendersi di più per comprenderne tratti e dinamiche, cultura che potrebbe coincidere concettualmente con ciò che definiamo “mentalità”), non ha in genere consolidato auspici di ”vacatio” quale meta da conseguire? Tutt’altro: noi  “riempiamo” ogni spazio che via via si interpone tra impegni e routine. Chè, uno stile di vita, per così dire “full” è quello invocato da educatori e salutisti, e  da tutti quelli che sono i “doctor’s” della vita di qualità. Certo, vivere appieno, consumando ogni parte di quei granelli dell’ideale clessidra che parte dal momento in cui veniamo al mondo e finisce in coincidenza del cosiddetto “trapasso”, rappresenta anche un modo per superare il limite stesso della caducità della vita biologica, traducendosi in un mezzo per porre nell’oblio il pensiero che ci attanaglia quando consciamente ci ritorna in mente quale sia il nostro epigono… Per  tutte queste cose che finora ho cercato di puntualizzare, appare plausibile che la nozione di “Tempo libero” avrebbe migliore determinazione se, con un mero gioco di manipolazione della breve locuzione, si traducesse in “Libero tempo”. Quale la differenza, potremmo chiederci? Ebbene. La differenza è che l’idea di un “Libero tempo” piuttosto che di un “Tempo libero” più facilmente valorizza il nostro modus vivendi e quanto noi definiamo come “Facoltà e Arbitrio”.

Cioè, un “Libero tempo” a nostra disposizione ci dà una potenzialità nell’agire e nel fare più forte, connotandosi qualitativamente in forme più concettuali e astratte. Più “spaziose”, insomma, in antitesi alle “strettoie” della quotidianità che, non raramente, ci attanagliano in una morsa soffocante e non sempre reversibile!

Resta aperta, in ogni caso, la riflessione sull’opportunità di gestire il ”Tempo libero” o il “Libero tempo” che dir si voglia, allorquando esigenze di “vacatio” (intesa come “non impegno obbligatorio”) si approssimano sempre più, faticando a trovare collocazione nei vissuti di ciascuno di noi. Ci si chiede se è utile correre il rischio di far confluire nel “Tempo libero” una serie di attività che, non eccezionalmente, non possano implicare disimpegno e ricreazione o se, più opportunamente, rifondare l’idea stessa della “vacatio" elevandone la sua significanza che, in effetti, ne traduce tout court i termini, confluendo, appunto, nell’idea di “Libero tempo”?

E’, questa operazione ideale, una scelta  possibile, sulla quale, a mio parere, vale la pena pensare!