PARAFRASANDO QUA E LÀ

Spaccato di varia Umanità, interpretato nel segno del buon senso, della propositiva ironia, del fare "Pro", giammai del fare "Contro".

Quante volte, cari Voi, nessuno escluso, profittando delle assonanze della nostra Lingua, si tenta e si fa il “gioco delle tre carte”? E’ un gioco teoricamente geniale che, però, per paradosso, trascende e poi sprofonda nell’alveo del più infantile dilettantismo, traducendosi anche in approccio di per sé risibile ed insignificante.

A cosa mi stia riferendo, nel rapporto tra Rispetto/Dispetto/Assonanze della Lingua italiana/Genialita/Opposto della genialità, presto detto: è, per voi tutti, plausibile ascrivere ad una specie di “gioco delle tre carte” tutte quelle condotte della relazione che, dietro l’alibi (debole…) di chi invoca “Rispetto”, invece “conducono” al perseguimento del becero sentimento del “Dispetto”? Quanti e quali danni sono ad esso riconducibili, trasversalmente nel tempo che fu, che è e/o che sarà?

I due termini, cioè Rispetto e Dispetto condividono la medesima assonanza linguistica, per una sonorità che percepita in maniera “analoga” non permette nell’immediatezza, se non con estremo sforzo, di coglierne la differenza sostanziale, inducendo altresì all’ulteriore errore della confusione lessicale che, poi, diventa errore di valutazione e, quindi, di comportamento.

Non raramente, infatti, dietro l’alibi del nobile principio del Rispetto, da soli ci si autorizza, per contrastarne la sua ostentata disillusione, a procedere attraverso le più meschine condotte del Dispetto, autoassolvendo ogni malafatta perpetrata in nome di tale vessillo che, per verità, è piuttosto volatile, rasentando l’effimero. E, così, si ridonda nel procedere “per fare Dispetto”, cioè per esercitare una forma di ostruzionismo rivolto a contrastare soprattutto il piano emozionale, nella sua parte più in evidenza, quasi per “colpire nell’immediatezza la vittima” anche perché, come sopra accennato, si crede di esserne autorizzati per gli effetti del “Rispetto” mancato!

Così, complice la casuale assonanza tra i due termini e la quasi gradevolezza dei due termini all’atto della loro pronuncia, entrambi rischiano di essere un po' banalizzati: l’uno per eccesso e l’altro per difetto.

Tanto detto, cosa fare? Ognuno, certo, lo saprà già…