PARAFRASANDO QUA E LÀ

Spaccato di varia Umanità, interpretato nel segno del buon senso, della propositiva ironia, del fare "Pro", giammai del fare "Contro".

Carissimi Noi tutti, escluso Nessuno: da un po’ di tempo abbiamo imboccato la strada dell’innovazione, della digitalizzazione, dell’informatizzazione tout court. E’ cosa buona, anzi eccellente: tutto ciò significa progressi nel campo scientifico, medico, della cultura e della conoscenza in genere.

Ogni settore, dunque, è supportato da quella che agli albori della sua evoluzione, ed esattamente tra gli anni cinquanta e sessanta, veniva denominata “Scienza dell’Informazione” e che oggi, comunemente, per tutti è detta “informatica”!

Bene, anzi benissimo. Ma, questa straordinaria rivoluzione che, obiettivamente, è tra le più dirompenti che la storia dell’uomo annoterà nelle sue secolari cronache, tanto è effettivamente “straordinaria” nel senso più alto e positivo del termine, tanto più è matrice di evoluzione e di applicazione negli ambiti del progresso sociale, scientifico, sanitario, tecnologico…

Da qui, attesa la portata di questo processo di rivoluzione (del quale, forse, noi “contemporanei” non riusciamo ad averne esatta contezza, lasciando a chi scriverà la Storia nei secoli successivi, la corretta valutazione della valenza del fenomeno), conseguentemente discendono una serie di implicazioni di tipo etico ed esistenziale che, per loro naturale espansione, non raramente, si traducono in ragionamenti, riflessioni, apprezzamenti d’ogni sorta, spesso risultante dell’incalzante flusso di sempre più larghe “applicazioni” della stessa informatica in ogni rivolo della quotidianità.

Da tutto questo, discende, anche, un “però”. Si, un “dubbioso però” che merita di avere riscontro.
E, cioè: le innumerevoli applicazioni della tecnologia hanno senso e titolo di supporto, sostentamento e prospettiva di ulteriore evoluzione principalmente se non soprattutto nell’alveo del progresso scientifico applicato alla medicina, alla ricerca, alle tecniche industriali, costruttive, alla conservazione dell’ambiente, … o debbono entrare anche nella quotidianità più spicciola a rischio della trasformazione del vissuto di ciascuno in una sorta di “robotizzazione coatta”, al pari una forma invasiva di “integralismo” ( per tutti cosa becera…), in questo caso non religioso, non politico/dittatoriale, ma “informatico”?