PARAFRASANDO QUA E LÀ

Spaccato di varia Umanità, interpretato nel segno del buon senso, della propositiva ironia, del fare "Pro", giammai del fare "Contro".

Il termine “appiccicaticcio”, generalmente, assume un’accezione negativa. E’ noto ai più. Altrettanto comune è l’idea che ciò che si annoveri quale “appiccicaticcio” assuma valenza di instabilità e di temporaneità, per poi cadere nell’oblio!

Non raramente “appiccicaticcio” trova una sua espansione, sempre nell’alveo delle negatività, allorquando diviene un termine che transita nell’aggettivazione, per qualificare una prerogativa che, di fatto mancante, viene ostentata da chi intenderebbe giovarsene, per diverse ragioni. Anche nel pensare, nel dire, nel fare, non è raro riscontrare molteplici categorie di “appiccicaticcio” che debordano, purtroppo, in innumerevoli vacuità concettuali e procedurali, tali da foraggiare, animandolo, il decadimento tout court… Esemplarmente “appiccicaticcio” è, per dire, il non raro surrogato in pillole di nozioncine che, all’opposto dell’essere essenzialità ponderata degli approcci alla conoscenza,  è e si  mostra quale essenza della  più superficiale delle assunzioni cognitive, tali da essere così definite e che, per riflesso, si rappresentano quali opposizioni alla stessa idea di conoscenza. Facilmente condivisibili risultano essere, nella fattispecie, i mini corsi di managerialità o di marketing, a cui arditi “venditori” si sottopongono con l’intenzione di diventare, ex abrupto, novelli magnati dei mercati e dell’impresa, che immaginano di sapere e conoscere le tecniche della relazionalità pragmatica e dell’interazione interorganizzativa, sol perché qualche volta riescono a convincere qualcuno che, buona fede, per così dire abbocca alla suadente chiamata di uno scellerato call center fuori controllo che, machiavellicamente, indice all’errore lo sventurato che vi capiti, il quale accetta proposte di modifica di contratti di forniture, di acquisti di cose varie e quant’altro si posa immaginare, attraverso l’equivoco ed il “non detto” che si intenderebbe “sottinteso” e che, di fatto, è un imbroglio bello e buono…

Certo non è sempre così. Per fortuna. Ma, in molti casi, per davvero, lo è!

Sarebbe più utile che le aziende che promuovono forme di mercato alternativo a quello più tradizionale che presuppone in rapporto interpersonale e la conseguente fidelizzazione, si dotassero di comunicatori più in gamba perché colti e non esito di qualche nozioncina appiccicaticcia; cioè, dignitosamente  consapevoli e responsabili, evitando di indurre la clientela, per l’effetto del loro operato, a diffidare di un marchio che è stato costruito non fatica e serietà nel corso degli anni, attraverso il sudore di chi vi ha lavorato con onestà e disciplina, affidando il delicato ruolo di “venditore” a chi lo può  e lo sappia esercitare!