LA TORPEDO BLU

Ritorna “La Torpedo Blu”, breve momento di piacevole revival di quei mezzi che hanno positivamente segnato una porzione del nostro vicino passato, rubrica che utilizza, per darsi un connotato, lo stesso titolo di una famosissima canzone del Maestro Gaber il cui valore, anche nel suo caso, il tempo non cancella!

 

 

A mio parere esiste, tra le auto cosiddette “demodè” un altro capolavoro di cui poco si parla. E’ la “R4”, mitico mezzo “tuttofare”, genialmente progettato il cui effetto a lungo termine si è fatto sentire con innegabile forza.

Dal motore snello, incastonato ad una meccanica complessiva semplice ma funzionale, la “R4” ancora oggi si pone tra quella rosa di automobili che varrebbe la pena possedere, in considerazione dei suoi pregi che il tempo non è riuscito a cancellare. Infatti, la “R4” è una cinque porte comoda ed accogliente anche nelle versioni base, con un motore dapprima di 850 cc  successivamente portato a 1100 cc, con l’originale cambio dall’impugnatura ad “L" in bachelite nera, le cui marce si inserivano, partendo dalla prima, verso dietro per arrivare alla marcia indietro che corrispondeva alla posizione della prima marcia convenzionale delle altre auto.

Ancora, le sue sospensioni: morbide e duttili che in curva facevano ondeggiare l’auto verso destra o verso sinistra, a seconda del verso, regalando un'immagine che, quasi, prendeva le sembianze di una scultura  osservata con l’occhio della creatività e del gusto estetico.

La “R4”, tuttavia, spartana ed allo stesso tempo generosa, dai consumi minimi e dalla manutenzione a prova del più sbadato degli automobilisti,  si muoveva nelle strade di ogni dove, sempre “bella, forte ed affidabile”: nelle vie urbane, sullo sterrato, in autostrada, nei cantieri di lavoro. Essa era sempre pronta a “rendere bene”. Ottima, insomma, quale mezzo su cui contare!

Non ti piantava in asso: era semplice e robusta e poi, diciamocelo pure, aveva una forma tutta sua: a voler giocare di fantasia, un po’ assomigliava a quei cagnolini che ti stanno sempre dietro, che ti aspettano quando torni a casa, che non ti tradiscono mai…

La “R4”, inoltre, aveva anche “tante vite”: poteva essere la classica auto delle donne, comoda per caricare la spesa ma elegante nelle sue fattezza; l’auto “safari” per i giovani che amavano l’avventura; la macchina…per tutti. E, queste tante vite, le ha vissute, e le vive ancora oggi, in piena forma.

Chè, forse, una bella “R4” opportunamente risistemata, abbellita con qualche inghingolo o da quattro cerchi in lega con copertoni un po’ più laghetti sebbene compresi nell’elenco di quelli alternativi (come da Carta di circolazione), ripassato nel sottoscocca con una buona mano di antirombo, integrata nella calandra con due fari supplementari, incoronata con un portapacchi tubolare stilizzato a due barre e da un tettuccio apribile, avrebbe i requisiti per ridiventare un’auto tuttofare, cioè la “prima macchina” di chi...di auto ne capisce? A me piacerebbe.