5 COSE DA SAPERE SU...

5 curiosità, spiegazioni e storie su diversi argomenti (territorio, cultura, credenze, tradizioni, ecc.) che ti invoglieranno a proseguire la lettura di questa rubrica.

Da quando il fenomeno dei social ha preso piede, sempre più persone hanno utilizzato questo nuovo mezzo di comunicazione per comunicare ed estendere il proprio pensiero, la propria opinione, il proprio punto di vista. Usiamo il computer e il telefono non solo per lavorare e chiamare ma anche per messaggiare o semplicemente per interagire. Molto spesso però tra il pensiero pensato e il pensiero scritto s’incorre nel rischio di commettere strafalcioni: un refuso, un piccolo errore di battitura, può capitare a chiunque... ma ci sono errori ed errori, e quelli grammaticali e ortografici di certo non passano inosservati.

Si dice sempre che non si è mai troppo grandi per imparare e questo è vero soprattutto quando si parla d’italiano: nonostante sia la lingua che parliamo fin da piccoli, ci sono alcune regole grammaticali e ortografiche che proprio non c’entrano in testa o che tendiamo a dimenticare. Si tratta di strafalcioni a volte nati proprio a causa dell’uso del T9 (che termina le parole per noi) ad abbreviazioni da chat e spesso sono causa di piccole lacune che si trascinano da anni e che possono essere corrette ragionando un po’ prima di scrivere. Ovviamente il consiglio migliore che possiamo darvi è sempre lo stesso, quando avete dubbi, utilizzate un dizionario o semplicemente google, vi ruberà qualche secondo in più ma di certo lo ricorderete per la prossima volta. In ogni caso, senza ora stare qui a spiegare l’uso corretto del congiuntivo e del condizionale o degli ausiliari essere o avere puntiamo l’attenzione su alcuni errori che possono essere corretti grazie a questi piccoli consigli così che i paladini della lingua non possano farci presente l’errore!

PIUTTOSTO CHE

“Piuttosto” è un avverbio che si usa davanti a proposizioni avversative e significa “invece di - anziché”, indicando una preferenza. Utilizzare la frase “Preferisco andare in bicicletta piuttosto che usare l’automobile” significa la preferenza di una cosa piuttosto che (invece di) un’altra. Chiarito questo, capirete che l’uso del piuttosto che con il significato di introdurre due o più scelte equivalenti (con il senso di o e oppure) è sbagliato: “Questa sera, se vogliamo uscire, possiamo andare al cinema piuttosto che (oppure) a teatro”. Parallelamente a quest’uso si osserva quello, altrettanto improprio, di piuttosto che col significato aggiuntivo di “oltre che”: “Al mercato potete trovare ogni tipo di verdura: pomodori piuttosto che (oltre che) peperoni, piuttosto che melanzane”.

Anche se l’uso errato va sempre più di moda e che in pochissimi vi faranno presente l’errore vi consigliamo di ricordare questo piccolo consiglio così da scegliere di correggere l’errore o di scegliere di sbagliare consapevolmente.

 

L’APOSTROFO:

In cima alla classifica degli strafalcioni regna l’apostrofo. Quando si mette? Semplice, con tutte le parole femminili, quindi sì nel femminile di un’amica, un’altra, un’insegnante; no al maschile di un amico, un altro, un insegnante (perché indica l’articolo indeterminativo maschile uno). La regola quindi è semplice: l’articolo maschile “uno”, davanti a nomi maschili che iniziano per vocale, è troncato e non vuole apostrofi; mentre il femminile “una”, davanti a nomi femminili che iniziano per vocale, è eliso e vuole l’apostrofo.
Per quanto riguarda “un po’” è necessario l’apostrofo e non l’accento perché si tratta proprio del troncamento della parola “poco”.
 In espressioni come: Non c’entra niente, ci vuole l’apostrofo perché sta a indicare “ci entra” e cui è caduta la i mentre tutto attaccato sta a indicare il verbo centrare “Centra sempre i suoi obiettivi”.
Altri piccoli promemoria:
Qual’ è o qual è? Qual è, si scrive sempre senza apostrofo;
D’appertutto o dappertutto? Si scrive dappertutto;
D’accordo o Daccordo? Si scrive d’accordo;
Non c’è la faccio o non ce la faccio? Si scrive non ce la faccio;
D’avvero o davvero? Si scrive davvero.

L’ACCENTO

Altro piccolo dilemma grammaticale è l’accento, quando va applicato e quando no? Vediamo alcuni casi:

 “Non mi dà attenzioni” è corretto, il dà si accenta quando è inteso come la voce del verbo dare mentre non si accenta quando è usato come preposizione semplice “Vengo da Catanzaro”. Nel caso di imperativo, invece, vuole l’apostrofo: “Da’ una mano a tuo fratello”. Ricapitolando: l’accento non va mai, salvo per la terza persona dell’indicativo del verbo dare, mentre se usiamo l’imperativo è necessario l’apostrofo.

“Stò male” è sbagliato, si scrive sto male;
“Non lo sò” è sbagliato, si scrive non lo so;
“Vieni quà” è sbagliato, si scrive qua.

Sé si accenta perché è pronome personale riflessivo di terza persona “È sicuro di sé” ma se il riflessivo è retto da “stesso” non si accenta “È in pace con se stesso”. Quando è congiunzione non si accenta mai.

Ne e né. Si accenta se si usa come congiunzione “Né si e né no”; non si accenta se si usa come partitivo: “Ne prendo un po’”.

LA PUNTEGGIATURA

Qui tutti sono caduti almeno una volta, il campo è complesso e ricordiamo che il nostro intento è di servire come promemoria generale quindi anche in questo caso non ci dilungheremo oltre il necessario. Virgole, punti e virgola, due punti, non vanno mai usati a casaccio. Ogni segno di punteggiatura ha la propria regola.

La funzione principale della virgola è quella di dare una cadenza precisa a periodi lunghi e complessi: “Ho comprato pane, latte, frutta e verdura”.

I due punti invece si usano, per esempio, per introdurre un discorso diretto oppure per presentare una spiegazione o un elenco puntato o numerato: “Vediamo alcuni esempi:”  

Il punto e virgola indica uno stacco intermedio tra due proposizioni di un periodo, è una pausa maggiore rispetto alla virgola ed è meno forte del punto. È utile nei periodi lunghi e complessi.

Il punto è il più forte tra i segni di punteggiatura. Indica una netta interruzione del discorso e si colloca a conclusione di una frase o un periodo. Dopo il punto si usa sempre l’iniziale in maiuscolo.

Per quanto riguarda il numero di punti di sospensione è semplice: sempre e solo 3!

ESPRESSIONI E DUBBI

Ci sono alcune espressioni che vanno chiarite per non commettere errori:

A volte si scrive staccato perché avvolte (tutto attaccato) è il participio passato plurale femminile di avvolgere “A volte mi sento triste – Le ho avvolte nelle pellicola”

Stessa cosa vale per a posto: “tutto a posto?” si scrive staccato perché indica qualcosa al suo posto mentre nel senso del verbo participio passato di apporre si scrive attaccato “Il quadro è stato apposto”

E per finire si scrive proprio e non propio, si scrive purtroppo e non pultroppo, si scrive arbitro e non albitro.

Alla domanda mi ami? Si risponde scrivendo sempre e solo sì e mi raccomando con l’accento perché è affermazione!