LA TORPEDO BLU

Ritorna “La Torpedo Blu”, breve momento di piacevole revival di quei mezzi che hanno positivamente segnato una porzione del nostro vicino passato, rubrica che utilizza, per darsi un connotato, lo stesso titolo di una famosissima canzone del Maestro Gaber il cui valore, anche nel suo caso, il tempo non cancella!

 

 

Quanti di noi, ormai nella fase degli “anta”, ricordano quella raccomandazione che passava di voce in voce, specie ai tempi dell’apprendistato della nostra esperienza di guida, che ci induceva a ricordare di “tirare lo starter” prima di accendere l’auto al mattino? Più precisamente, non sempre si diceva “starter”, ma “l’aria”.


Si diceva, proprio, “tira l’aria” (che, stava per “starter”). Così, tutti noi, diligentemente, prima di accingerci a girare la chiave del motorino di avviamento, azionavamo quella famosa “levetta”, il cui effetto era quello di modificare la miscela aria/carburante, facilitando l’accensione a freddo. La “levetta dell’aria”, cosiddetta, era posta in ciascuna auto, in ogni dove: ad esempio sotto il cruscotto, a sinistra, nella mitica Fiat 124 (I Serie e Special), mentre nella favolosa Fiat 850 era collocata a fianco del freno a mano, sul “tunnel”, e fatta a forma di “funghetto”, in dura plastica nera.


Un poco diverso era per la Fiat 500 che, si rammenta, non si metteva in moto con la chiave: la levetta dell’aria e dell’accensione erano poste, entrambe sul suo asimmetrico tunnel, tra i due sedili anteriori, immediatamente dopo il freno a mano. Esse, una a sinistra e l’altra a destra, si azionavano con l’indice e con il medio della mano destra, tirando prima l’una, poi l’altra…

Ogni auto aveva la sua collocazione “particolare” dello starter, tanto che, allorquando si prestava la propria ad un amico, magari per qualche giorno o per una scarrozzata clandestina con una “lei”, lo si informava della collocazione della “levetta dell’aria”, alla stregua di come lo si informava sui comandi delle luci, dell’apposizione del bollo, di come si aprisse il cofano per estrarre la ruota di scorta in caso di bucatura.

Oggi tutto ciò non esiste più: elaborate centraline elettroniche regolano la miscelazione, permettendo accensioni tecnologicamente evolute, in linea col dinamismo del nostro tempo salvo, poi, ad incorrere in circostanze di sopraggiunti ed inaspettati guasti degli stessi arcani elettronici o di altra natura che implicano, gioco/forza, la necessità di rivolgersi al carroattrezzi per poter rimuovere l’auto in caso di mancata accensione. Ancora: coi moderni sistemi, l’accensione avviene tramite centralina elettronica, talvolta anche senza alcun apporto manuale, magari attivando una APP…

Eh, si! Cari Voi che state leggendo questa rubrica:oggi, narrazioni del genere sono “fuori tempo”, apparendo quasi inadatte ancorché esposte da chissà quale “matusa”, arretrato e chiuso alle innovazioni. Sicché, un ragazzo di oggi, legittimamente, non saprebbe nemmeno di cosa stiamo parlando, oggi che l’auto, quasi, si accende e spegne da sola, giammai a seguito di “passaggi più rudimentali”: noi degli “anta”, invece, di “starter” o “dell’aria” (che dir si voglia), ne sappiamo un po’: non solo sapremmo utilizzare il marchingegno (che, di fatto, implicava che si conoscessero le dinamiche del motore a scoppio per il suo buon uso), non solo per accendere l’auto a freddo, ma anche per supportare, talvolta, le elaborazioni dei motori delle “Signore” della strada che furono, allorquando si era orgogliosi di quel 595 un poco ribassato o del 600 Abarth montato sulla vissuta “600 della domenica” di papà o, ancora di più, se eravamo fortunati a governare una Fiat Ritmo 1300 Bialbero con cerchi in Lega ed assetto “poco poco ribassato”, magari acquista di seconda o terza mano dal concessionario amico d’infanzia di nostro cugino!