Nell’epoca delle incertezze, si corre il rischio di suggellarne tante, e sempre di più, giorno dopo giorno, anche senza esserne consapevoli. E, in questi casi, le ricadute potenziali possono avere effetti non facilmente ricomponibili, almeno a breve termine.

Ad esempio, l’equivoco che può essere fatto subire a chi, in fase di formazione, non riceva opportuni orientamenti per quel che concerne il come organizzare le sue e le altrui cose che appartengono ( o apparterranno) alla sfera del proprio vissuto. In una parola, le abilità dell’organizzazione, dell’ordine mentale, dell’individuazione anche immediata di algoritmi e sequenze tali da permettere alla persona di agire in maniera congrua ed in tempi ragionevoli (!), riferimenti che, da qualche tempo, vengono ricondotti, erroneamente, a concetti dalla valenza restrittiva, in antitesi alla creatività e, perciò, fatti coincidere a categorie negative.

E’ paradossale che, in una  società tecnologica che necessita e ricerca modalità scientifiche per affrontare le sfide del futuro, si tenda, a più livelli, a mortificare la formazione che attiene a finalità  di organizzazione e di gestione razionale ed ottimale delle cose, d’ogni tipo, che riguardano il singolo e la stessa comunità.

E’ raro che al bambino si insegni in maniera sistematica anche di organizzare con logica le sue cose o che lo si orienti verso l’ordine, in sè, facendogli riconoscere e discernere le azioni che conducano al risultato della “sistemazione” degli oggetti e delle sue cianfrusaglie e che, in divenire, questa metodica sia applicata nel tempo e per le cose che seguono! L’ordine e la razionalità operativa, l’organizzazione e l’ottimizzazione di ciò che la persona è destinata a gestire, sin dalla più tenera età, è un’attività che non è stata investita del valore che in effetti ha, sia sul versante educativo, sia a livello di utilità concreta. Il tutto, probabilmente per un abbaglio di tipo concettuale, si è fatto coincidere con qualcosa che evidentemente è ritenuta come “parte sinistra” dell’educazione, come ciò che fosse all’opposto delle fantasia, della creatività, del fervore e dell’immaginazione che, in quanto categorie positive, hanno assunto nel tempo forte valore di riferimento.

Non si è considerato che  la nostra società richiede, invece, spiccate abilità di organizzazione, di ordine mentale, di logicità, in quanto struttura complessa e macchinosa. Non esercitare la persona in formazione a ciò può equivalere al fatto di gettare in un mare agitato colui che non ha imparato a nuotare, imponendogli di imparare ex abrupto a farlo, con esiti non sempre certi, improvvisandosi e perdendo tempi preziosi che possono inficiare il perseguimento dei suoi scopi.

Si è fatto questo e lo si continua a fare ritenendo che insegnare ad essere ordinati e capaci di organizzare le proprie e le altrui cose sia qualcosa di vincolante, quasi un freno, per l’esplicazione del sé. Con concordo su tale posizione: tutte le forme di creatività, invece, presuppongono organizzazione, metodo e criteriologia. Quando il bambino gioca con le sue cianfrusaglie, di fatto, organizza, ordina, sceglie, segue un suo criterio, secondo la sua razionalità e le sue emozioni. Anche il pittore dispone i colori sulla tela secondo un “metodo” che, seppur in forma diversa, è analogo a quello del poeta che anima le parole e del musicista che compone le sue melodie.

Il nodo sta nel fatto di canalizzare in maniera corretta dette prerogative, sin dall’età della prima formazione, per auspicare che nel tempo logicità, ordine, razionalità siano punti di forza che possano segnare le azioni e le scelte di ciascuno, ben connesse con la fantasia, la creatività e l’emozionalità!